martedì 4 maggio 2010

In un incontro di Fraternità

Un nostro fratello francescano, Lucio, ha esposto durante il nostro incontro settimanale in fraternità, il seguente passo tratto dalle Fonti Francescane (FF 234-239)

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LETTERA A UN MINISTRO

(FF 234-239) 1 A frate N ... Ministro. Il Signore ti benedica!

Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti percuotessero, tutto questo tu devi ritenere per grazia. E così tu devi volere e non diversamente. E questo tieni per te in conto di vera obbedienza [da parte] del Signore Iddio e mia, perché io so con certezza che questa è vera obbedienza. E ama quelli che ti fanno queste cose. E non aspettarti da loro altro se non ciò che il Signore ti darà. E in questo amali e non pretendere che siano cristiani migliori.

E questo sia per te più che il romitorio. E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia.  E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore ed abbi misericordia di tali fratelli. E notifica ai guardiani, quando potrai, che da parte tua sei deciso a fare così.

Riguardo poi a tutti i capitoli, che si trovano nella Regola, che parlano dei peccati mortali, nel Capitolo di Pentecoste, con l'aiuto del Signore e il consiglio dei frati, ne faremo un solo capitolo di questo tenore: Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti i frati che fossero a conoscenza del suo peccato, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma abbiano grande misericordia verso di lui e tengano assai segreto il peccato del loro fratello: perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt9,12) E similmente per obbedienza siano tenuti a mandarlo con un compagno dal suo custode. 1710 stesso custode poi provveda misericordiosamente a lui, come vorrebbe si provvedesse a lui medesimo, se si trovasse in un caso simile.

E se fosse caduto in qualche peccato veniale, si confessi a un suo fratello sacerdote. E se lì non ci fosse un sacerdote, si confessi ad un suo fratello, fino a che avrà a disposizione un sacerdote che lo assolva canonicamente, come è stato detto. E questi non abbiano potere di imporre altra penitenza all'infuori di questa: «Va e non voler peccare più !» (GI 8,11).

Questo scritto, affinché sia meglio conservato, tienilo con te fino a [ capitolo di] Pentecoste; là sarai presente con i tuoi frati. E queste e tutte le altre cose che non figurano nella Regola, con l'aiuto del Signore Iddio, sarà vostra cura adempierle.

Qui di seguito una breve spiegazione

INTRODUZIONE

San Francesco è Patrono d'Italia non solo per lo sua importanza nel campo religioso, come grande innovatore nella Chiesa, ma anche per le sue caratteristiche linguistiche. Difatti è uno dei primi esempi letterari in lingua volgare riconosciuto e citato esempio, nei testi di letteratura italiana, di poeta e scrittore con il Cantico delle Creature e con i suoi scritti in lingua italiana. Nell'ambito di questa sua attività scrittoria frate Francesco annovera delle Lettere, strumento che utilizzava con grande frequenza. A noi ne sono arrivate alcune decine ma di tante altre, non pervenuteci, si trovano riferimenti e tracce nei vari documenti dell'epoca. Ciò a testimonianza del fatto che Francesco riteneva certamente molto utile l'uso dell' epistola per comunicare e diffondere le proprie idee.

Tra queste lettere troviamo la LETTERA A UN MINISTRO, scritta probabilmente tra lo Regola del 1221 e la stesura della Regola bollata del 1223.

CONTESTO

Entriamo nella Lettera ed esaminiamone il contesto;

(Introduzione alla Lettera a un Ministro dalle Nuove Fonti Francescane pag. 127)

Sicuramente nella fraternità ci sono tensioni e problemi, visto che il destinatario della lettera vorrebbe lasciare l'incarico di ministro per ritirarsi in un eremo, ma nelle parole di Francesco non c'è indizio di quell'animo allarmato che invece traspare dagli scritti degli ultimi anni. Solo un uomo come Francesco, che aveva meditato a lungo l'esempio di Cristo perfetto obbediente al Padre e ai fratelli, poteva dare i consigli leggiamo nella lettera: considera tutti e tutto, persone scomode, impedimenti, ostacoli e barriere, «come una grazia»; vivi in «vera obbedienza» ai fratelli, così come sono senza pretenderli migliori, chi sbaglia, legga sempre nei «tuoi occhi» quella misericordia che riconduce al Signore, anche verso chi «avrà peccato mortalmente ciascuno usi la misericordia che si «se si trovasse in un caso simile». L'annuncio  della misericordia è il cuore del Vangelo, ma la pensosa applicazione comunitaria fattane da Francesco è certo uno dei vertici dell’intera letteratura cristiana.

RIFLESSIONI

Ad una attenta lettura possiamo dividere la lettera in due parti:

  1. Prima parte di analisi e di esortazione (vers. 2-6)

La questione principale da risolvere è proprio l'anima stessa ministro:

  • Forse il ministro pone  a Francesco la domanda sulla sua anima: Ero venuto in convento per fare altro, eccomi qui a fare quanto non pensavo. E questo sia per te più che il romitorio)
  • E Francesco acconsente: sì, le difficoltà riguardano la tua anima.
  • Infatti: non si tratta di risolvere i problemi del mondo, essi ti chiedono prima di tutto di risolvere la domanda tua anima.
  • L'impedimento = ostacolo è lo di scandalo : chi ti si oppone per un cammino spedito verso il Signore.
  • Devi ritenerlo una grazia perché permettono di verificare se veramente stai camminando verso il Signore o è solo apparenza.
  • E' il caso proposto nell 'Amm. 14: le tante penitenze non riescono impedire l'ira di coloro che ricevono una parola “ che sembri ingiuria verso la loro persona". Ci sono che applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa  che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano.
  • Il ministro gli avrà detto: io ero venuto nella Religione per godere di Dio nella contemplazione e nella quiete della solitudine.
  • La risposta di Francesco: restare tra uomini crocifissi è meglio dell'Eremo. In essi incontri veramente il Signore e lo servi, mentre nell’eremo rischi di vivere per te stesso.

      2.  La seconda (vers. 7-22) con ammonizioni dirette al destinatario, ma rivolte in generale a tutti i frati.

Scelte pratiche per traslare l'amore verso l'ostacolo: lo misericordia (7-10)

  • La paradossalità del parlare di Francesco (quanto più poteva peccare) per indicare l'ampiezza e lo radicalità delle sue intenzioni.
  • La delusione/dolore che procura le infedeltà e le debolezze di coloro che ci sono accanto ...
  • Qual è lo tua reazione? Come guarderai quello spettacolo?

La strategia degli occhi per il Perdono.

  • L'obiettivo è per il ritorno in comunione.
  • E dunque lo misericordia che perdona non è un monologo ma un dialogo di corresponsabilità verso il Signore.
  • Gli occhi del ministro devono aiutare il fratello ad un atto di verità e di affidamento: di dire le proprie necessità e debolezze, cioè di entrare nella verità.
  • La misericordia dunque è il presupposto per un dialogo e il suo compimento quale accoglienza e capacità di ricominciare.

Qual è l'obiettivo ultimo del servizio del ministro?

  • Non far funzionare un'istituzione, e dunque rapportarsi ai fratelli secondo l'opportunità migliore per ottimizzare lo "fabbrica della fraternità", ...
  • ma sedurre il fratello con gli occhi di misericordia, per "attrarlo" -"sedurlo" a Dio.
  • La determinazione ferma a fare così: una scelta evangelica difficile che chiede una forte e ferma decisione.

martedì 5 gennaio 2010

Malinconia d'inverno

Spesso, d’inverno siamo presi da un senso di malinconia che rende queste giornate fredde e piovose ancora più tristi. Le feste natalizie, il capodanno, scacciano questa sensazione, ma, passate le ore gioiose delle feste, del ritrovarsi insieme in famiglia o con gli amici, ritorniamo alla vita di tutti i giorni. Leggendo nelle Fonti Francescane, ho trovato passo che lascia riflettere:


Francesco cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l’unzione dello spirito e l’olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all’orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore. “ Il servo di Dio – spiegava – quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime.


Queste parole sono da rileggere, magari quando guardiamo la pioggia venire giù dal cielo dietro i vetri di una finestra, oppure quando la neve ci costringe a rimanere in casa. Non facciamoci prendere anche noi da questi momenti tristi, pensiamo che non siamo soli, che qualcuno accanto a noi non vuole vederci così, magari con una preghiera, affinché nel nostro cuore non si generi una ruggine indelebile.