Domenica 20 settembre le fraternità di Latina, Terracina, Sabaudia, hanno incontrato le fraternità di Fondi e Gaeta provenienti dalla regione Campania, per partecipare ad un momento comunitario quale è la giornata di apertura dell’anno sociale 2009-2010 delle Fraternità di Latina e provincia che da diversi anni ormai celebrano insieme questo momento. La giornata è stata anche l’occasione per la celebrazione, con l’intervento di P. Roberto Bongianni, OFM, della 4^ giornata per la salvaguardia del creato. Il punto d’incontro è stato presso l’abbazia di San Magno a Fondi.
L'Abbazia di San Magno è la prima basilica paleocristiana di Fondi. Qui, nel 522 d.C. circa, Sant'Onorato volle fondare, ai fini di perpetuare la memoria del martirio di San Magno, che insieme ad altri 2597 cristiani suggellò col sangue la fede, un complesso monastico comprendente la chiesa, il chiostro, il dormitorio e la mensa per i monaci. Il monastero di San Magno, fu governato fino al 1072 dagli abati ordinari senza alcuna dipendenza, dopodiché fu donato all'Abazia di Monte Cassino da Gerardo, Console di Fondi, dalla moglie Lavinia e il loro figlio Leone.
Nel 1492, con una Bolla Pontificia di Alessandro VI, passò alla congregazione olivetana. Successivamente nel sec. XV fu riedificata da Prospero Colonna. Il corpo di San Magno, in onore del quale era stato eretto il monastero e la chiesa, riposò nella sua cripta fino all'anno 847 circa, quando fu derubato da Platone di Veroli, capo reggente della Campania, il quale lo portò nella sua patria e lo depose nella chiesa di S. Andrea. Qui vi rimase per appena 30 anni, poiché nel 877 con l'invasione della città di Veroli da parte dei Saraceni, il corpo del Santo, fu prelevato e venduto alla Città di Anagni.
Il ruolo dell'Abazia non solo in senso religioso, ma anche economico e sociale è rilevante attraverso i secoli, come pure i saccheggi e le numerose distruzioni opera dei barbari nei tempi antichi e dei francesi che nel 1798 demoliscono alcuni locali del convento dopo averlo saccheggiato per lasciarlo in balia degli "sciacalli" che portano a termine l'opera di spoliamento. Dopo un lunghissimo periodo di abbandono in cui l'Abazia ha raggiunto il massimo del degrado, a causa delle intemperie e dell'uso improprio di cui è stata fatta oggetto (stalla per pecore) è stata danneggiata fin nelle strutture portanti che conservano, tuttavia, l'impressione del suo splendore rinascimentale.
L'Assessorato all'Ambiente, attraverso l'istituzione del Parco Naturale Regionale dei Monti Aurunci, ha attivato un programma di recupero del complesso di San Magno (terreno, monastero, mulino medioevale, antico acquedotto che recava l'acqua dalla sorgente al mulino).