La notte dopo la Domenica delle Palme (18 marzo 1212), accompagnata da Pacifica di Guelfuccio (prima suora dell'Ordine), Chiara si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui il Santo la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse presso le suore benedettine di San Paolo a Bastia Umbra, dove il padre inutilmente tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Consigliata da Francesco, si rifugiò allora nella chiesina di San Damiano, che divenne la Casa Madre di tutte le sue consorelle, chiamate dapprima "Povere Dame recluse di San Damiano" e , dopo la morte della Santa, Clarisse. Qui visse per quarantadue anni, quasi sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Seppe trasformare i suoi lunghi anni di malattia in apostolato della sofferenza. Attinse dalla sua fede eucaristica una forza straodinaria, che la rese intrepida anche di fonte alle incursioni dei Saraceni: Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: l'esercito a quella vista, si dette alla fuga. Chiara scrisse la Regola definitiva chiedendo e ottenendo da Gregorio IX il "privilegio della povertà", poi confermato da Innocenzo IV con una bolla, presentata a Chiara alla vigilia della morte; il giorno dopo, 11 agosto 1253, Chiara morì.
Nessun commento:
Posta un commento